Caso Almasri, “Per dignità Nordio deve dimettersi”: Serracchiani incalza il ministro

L'affondo della responsabile giustizia dem
Come anticipato a maggio dall’Unità, non ci sono dubbi che non abbia detto la verità al parlamento sul caso del torturatore libico. Meloni tace. Ma il ministro si sente al sicuro, grazie alla sua raffazzonata riforma

Ormai non ci sono più dubbi: Carlo Nordio, intervenendo in Parlamento sul caso Almasri, non ha detto la verità. L’affermazione del Guardasigilli secondo cui la mattina del 19 gennaio scorso, dopo il fermo del generale libico avvenuto la sera prima a Torino, fossero giunte al Ministero della giustizia solo informazioni “scarne e del tutto generiche” non corrisponde alla realtà.
Tutto era già chiaro, al punto che nel primissimo pomeriggio del 19 gennaio l’allora capo del Dipartimento dell’amministrazione della giustizia di via Arenula, il magistrato Luigi Birritteri, aveva scritto alla capa di gabinetto Giusi Bartolozzi per sollecitare il ministro ad “un atto urgente” per poter trattenere Almasri. Birritteri, come anticipato in esclusiva dall’Unità lo scorso 30 maggio, aveva ben compreso la gravità di quanto stava accadendo, fornendo al contempo la soluzione, tramite una bozza di provvedimento, per poter dare corretta esecuzione al mandato di arresto internazionale emesso dal tribunale dell’Aia nei confronti di Almasri, responsabile di aver torturato e seviziato decine e decine di migranti rinchiusi nel terribile campo di Mitiga. La circostanza è stata raccontata in questo fine settimana da tutti i principali quotidiani che hanno ricostruito cosa accadde in quelle ore concitate, con il provvedimento di Birritteri rimasto senza risposta ed il Falcon dei Servizi che la mattina del 21 gennaio andrà a Torino per riaccompagnare Almasri a Tripoli dove sarà accolto con tutti gli onori.
Nordio in queste settimane ha invece continuato ad affermare l’esatto contrario, smentendo il reale contenuto delle interlocuzioni avute tramite mail fra Birritteri e la sua fedelissima capo di gabinetto. Ma non solo. Per cercare di salvarsi e spostare l’attenzione mediatica, l’altro giorno ha deciso di calare l’asso, con grande sprezzo del ridicolo, arrivando ad evocare un fantomatico “complotto” contro di lui ordito dalle toghe che vogliono fermare la riforma della giustizia. Una accusa che è stata subito rispedita al mittente dal pm Rocco Maruotti, segretario generale dell’Anm, bollata come “falsa e offensiva”. Si tratta di un tentativo quanto mai “goffo”, ha aggiunto Maruotti intervenendo sul punto al Comitato direttivo centrale dell’Anm lo scorso fine settimana a Roma. Che dunque Nordio abbia dato una ricostruzione non corretta, per usare un eufemismo, lo dimostra poi il silenzio assordante della premier Giorgia Meloni che non ha sentito la necessità di spendere mezza parola per difendere il suo ministro.
“Nordio deve lasciare per dignità”, ha dichiarato ieri in una intervista a Repubblica Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd. “Il ministro usa l’arroganza e molte citazioni quando deve uscire dagli imbarazzi”, ha aggiunto quindi Serracchiani, riferendosi ad una delle ultime battute di Nordio ai giornalisti. “Sa cosa ha detto il generale Mc Auliff all’assedio di Bastogne: ‘Nuts’” (che può essere inteso nella sostanza come ‘andate all’inferno’)”, aveva commentato con chi gli chiedeva se avesse pensato di dimettersi. Nordio fa il bullo e si sente al sicuro grazie proprio alla sua raffazzonata riforma della giustizia, l’unica fra tutte le riforme messe in cantiere dal governo che ha qualche possibilità di andare in porto dopo la débâcle del premierato e dell’autonomia differenziata. E lo stesso dicasi per la capo di gabinetto. Nonostante dunque i pasticci del caso Almasri e la gestione fallimentare del ministero della Giustizia, caratterizzato da un fuggi – fuggi di dirigenti in rotta con Bartolozzi, ad iniziare proprio da Birritteri, e con il concreto rischio di non centrare gli obiettivi del Pnrr in tema di abbattimento dell’arretrato e tempi di definizione dei processi, a meno di una molto improbabile reazione di Meloni, Nordio può continuare a far danni a via Arenula e a dilettarsi in dotte citazioni storiche.
In questi mesi, ricordandosi della toga che ha indossato per oltre 40 anni, avrebbe invece dovuto fare una sola cosa: farsi interrogare dai giudici che compongono il tribunale dei ministri chiamati a verificare se la sua condotta in questa vicenda presenti profili illeciti e la cui decisione è attesa a breve. Il Guardasigilli ha sempre evitato di presentarsi a piazzale Clodio per rispondere alle domande dei colleghi, forse per il timore di creare più di un problema a Palazzo Chigi. “La scarcerazione di Almasri è avvenuta non senza una decisione presa ai vertici dello Stato, quindi dalla Meloni”, ha dichiarato sempre ieri il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro. “Senza un suo intervento diretto è impensabile che Nordio si sia assunto una tale responsabilità. La principale responsabile quindi è la Meloni, e Nordio è solo la foglia di fico”, ha aggiunto De Cristofaro. Se cade Nordio, cade Meloni. E questo lo ha capito bene anche Bartolozzi che sa di essere in una botte di ferro. Tribunale dei ministri permettendo.
l'Unità